I REPUBBLICANI DI OGGI

POST DI ANTONIO SURACI

Molti parlano di Mazzini ed altri sulla nostra storia affermano che “ideali, valori e cultura politica un partito non assimilabile ad altri”. Questi ideali li condivido tutti, ma… siamo un partito assimilabile ad altri?
Ricapitoliamo dal 1992: nelle politiche del 1992 il partito aveva raggiunto il 4,4% e nel 1994 con il Patto Segni e il Parto dell’Italia. Alle politiche del 1996 con i Popolari per Prodi e con l’Ulivo. Dal 1995 il Partito è diviso tra l’Unione democratica, Lista Dini e nel 1999 si schiera con i liberali con una percentuale dello 0,54%. Dopo il Congresso di Bari (2001) il Partito, dopo infruttuosi rapporti con i DS, sceglie la posizione con Forza Italia. Molti repubblicani escono dal partito e si collocano nel Movimento Repubblicani Europei, che rientreranno nel Pri nel 2011.
Nel 2007 il Partito saluta la nascita della dei Liberali, Repubblicani, Riformatori e successivamente viene scelta nel 2008 la decisione di confluire nella componente tra Repubblicani, Regionalisti, Popolari, in seguito chiamata Repubblicani Azionisti – Alleanza di Centro. Nel 2008/9 il Partito decide di non candidarsi con il Partito della Libertà. Nel 2011 rientrano a far parte del Partito l’amica Luciana Sbarbati, con il Movimento Repubblicani Europei (ma non tutti saranno presenti nelle logiche del partito) e con Giuseppe Ossorio di Napoli; nel 2013 molti repubblicani si uniscono alla Con Monti per l’Italia. Nel 2016 il Partito decide, non avendo alcun deputato in Parlamento, di avviare con 4 deputati fuorisciti dalla Lega Nord, legati a Flavio Tosi, e costituire una rappresentanza indiretta con il gruppo misto denominata Fare!-PRI, di fatto un rapporto politico interno con il groppo Tosi.
Cosa è successo tra il 1992 e il 1994? Le inchieste di Tangentopoli costringono il Segretario Giorgio La Malfa a dare momentaneamente la Segreteria a Giorgio Bogi. Nel maggioritario per i nomi nuovi ed estranei a Tangentopoli non si avrà il successo sperato. L’ingresso in politica di Berlusconi ha influenzato il Partito che successivamente lo affiancherà nelle politiche nazionali, ma prima altri repubblicani useranno una serie di etichette fuori dal Partito: Piergiorgio Massidda, Luigi Casero, Guglielmo Castagnetti, Jan Gawronki, Mario Pescante, Denis Verdini e Alberto Zorzoli aderiscono a Forza Italia;
Giorgio Bogi fonda il movimento della Sinistra Repubblicana, successivamente confluito nei Democratici di Sinistra;
Antonio Maccanico fonda l’Unione Democratica; Enzo Bianco, sindaco di Catania, confluiscono ne i Democratici.
Ma cosa è successo in questi dieci anni che hanno ridotto il Partito in una piccolo partito che non è in grado di costruire, con gli insegnamenti di Ugo La Malfa, una politica in Italia e nell’Europa?
Molto ne parlano come il problema della legge maggioritaria sia stato il vero problema del partito, legge che venne apportata nel 1994. Solo due anni prima il Pri ebbe il 4,4% per cento alla Camera dei deputati. Fu la legge maggioritaria o furono le uscite dal partito che avrebbero fatto perdere il 4%? Non credo che la legge Mattarella abbia influito sulle nostre vicende e la fuga di molti repubblicani hanno fatto si che tantissimi amici lavorassero contro il Partito e da ciò il partito non è stato più in grado di uscire dai problemi interni senza rinnovare un percorso con la società. Tutto si è trasformato in rimescolamento interno, anche economico, che non avrebbe più fatto quello che la tradizione ci auspicava: vivere per il progresso nella società. Infine, con la vanagloria di Fare! e la creazione della Concentrazione Democratica repubblicana, altri amici lasciarono il partito. Nessuno è riuscito a vivere nella semplificazione politica, ma in moltissimi hanno deciso di non considerare il Partito la loro casa, hanno deciso che il Partito non avrebbe più un futuro, considerandolo morituro! Noi dobbiamo dire che il partito è ancora in piedi per nostra onestà intellettuale e per il lavoro che ancora dobbiamo svolgere. Ma prima ancora quando in Italia c’era la monarchia molti repubblicani uscirono dal partito: molti si avviarono alla scelta monarchica altri al partito nazionale fascista. All’inizia del 1960 per la politica dell’amico Pacciardi altri uscirono per confluire con l’ Unione democratica per la Nuova Repubblica. Infine molti repubblicani in Lombardia hanno tessuto il loro intelletto con la Lega. Nel 2018 il Partito si allea a Denis Verdini (Ala) ed oggi alle europee ci schieriamo con +Europa, senza un simbolo del Partito, con Bonino, Tabacci, Della Vedova e Rutelli, questi ultimi hanno il simbolo in +Europa. A livello delle amministrative locali molti repubblicani decidono di andare dove la situazione li richiama da destra a sinistra. Solo la provincia di Ravenna decide di andare con il Pd nelle amministrative e in Europa spera di cambiare lo schieramento con +Europa, credendo di semplificare il percorso del partito con uno sguardo a sinistra (sebbene in +Europa vi siano molti cattolici) per non inficiare il ragionamento con il Pd nelle amministrative.
Allora siamo un partito assimilabile ad altri? Penso proprio di si, non siamo il partito di Mazzini e saperlo e mistificarlo ad uso delfini è invece operazione di profonda disonestà intellettuale ancor prima che politica. Alle europee non siamo con +Europa nell’Ovest Italia e nelle isole: perché? Nella semplificazione politica possiamo andare con tutti, i repubblicani devono saperlo non avendo in questi ultimi venticinque anni alcun segretario che abbia saputo di creare una politica mazziniana e di rivolgersi verso la società e i cittadini. Non bisogna prendersela con i repubblicani che credono di vivere la loro realtà locali con gli strumenti del localismo quando a livello nazionale nessuno sa cosa dovrebbe fare il nuovo partito repubblicano che non è di localismi italioti ma su un modello diverso tra globalizzazioni e infelicità della nostra società.

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