MILIONI DI CITTADINI SONO ALLA DISPERAZIONE ED IL GOVERNO CONTINUA A SFOGLIARE LA MARGHERITA

Di seguito riportiamo un articolo di Franco Torchia, pubblicato oggi sul quotidiano “L’Opinione delle Libertà”

30 aprile

IL “BAZOOKA” DEL GOVERNO HA SPARATO A SALVE MA L’AMMALATO E’ SUL LETTO DI MORTE !

Il “bazooka” del governo ha sparato a salve ma l’ammalato è sul letto di morte! Gran parte dei Paesi europei dopo lunghe settimane di forzato lockdown e di blocco di tutte le attività stanno tentando di ritornare lentamente alla normalità. Purtroppo le conseguenze della pandemia saranno diverse da Paese a Paese e all’interno dello stesso Paese le differenze tra i cittadini diventeranno ancora più pesanti, così come si accentuerà il divario tra le regioni italiane. In Europa, l’Italia è stata la prima ad essere colpita ed è quella che, insieme alla Spagna, ha subìto le maggiori perdite in termini di vite umane. Ogni Paese ha affrontato l’emergenza sanitaria ed economica con interventi diversi. L’Italia, oltre alle misure per la gestione dell’emergenza sanitaria e di contenimento contenute nel decreto legge del 23 febbraio 2020, ha adottato i primi provvedimenti a sostegno del reddito dei lavoratori, delle famiglie e delle imprese prima con il Decreto legge 2 marzo 2020, n° 9, limitatamente alle zone rosse del nord Italia, e poi con quello del 17 marzo 2020 detto “Cura Italia”.

Sostanzialmente, le misure adottate hanno riguardato i sussidi di 600 euro a favore 3,4 milioni di lavoratori autonomi già erogati, la cassa integrazione per 6.750.000 dipendenti di piccole e medie imprese che dovrebbe arrivare entro la fine del mese di aprile e la garanzia di 350 miliardi per crediti alle imprese. Questi provvedimenti sono coperti dalla emissione di 25 miliardi di euro di titoli di Stato. Molto controverse sono invece le misure tanto decantate e previste dal cosiddetto decreto legge liquidità dell’8 aprile. Presentando il decreto il premier Giuseppe Conte ha parlato di “una potenza di fuoco”, un “bazooka” da 750 miliardi in totale per le imprese. In realtà 350 erano quelli già citati del Decreto Cura Italia”. I 400 miliardi si riferiscono a garanzie che dovrebbero essere fornite per prestiti concessi dalle banche alle imprese, di cui 200 per garanzie fornite dalla Sace e 200 per garanzie fornite dal Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese.

Il reale investimento dello Stato si limita ad 1 miliardo di euro per le garanzie fornite dalla Sace, 1,729 miliardi per incrementare il Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese, oltre a 65 milioni destinati ad interventi minori. A distanza di 20 giorni nulla ancora è stato realmente fatto, soprattutto perché le banche stanno creando difficoltà agli imprenditori che vorrebbero accedere ai prestiti in quanto, considerate le attuali condizioni delle aziende e le prospettive fosche dei prossimi mesi, il rischio di insolvenza, come afferma Bankitalia, è molto elevato. Neanche la Francia e la Spagna sono riusciti a mettere in cantiere grossi interventi. Come al solito è Angela Merkel che sa il fatto suo. Già il 13 marzo la Germania ha creato un nuovo fondo statale con una dotazione pari a 822 miliardi di euro per un piano di crediti da erogare alle imprese in difficoltà ai quali si aggiungono 100 miliardi per garantire immediata liquidità alle famiglie e ai lavoratori e altri 100 finalizzati alla protezione, con eventuale nazionalizzazione, di imprese strategiche oggetto di acquisizioni estere.

Il Bundestag ha inoltre operato un incremento del deficit di bilancio attraverso un indebitamento per 156 miliardi di euro di cui 122,5 di maggiori spese e 33,5 di minori entrate fiscali. Dei 122,5 miliardi, 62 sono per il sistema sanitario, 50 per le sovvenzioni a piccole imprese e lavoratori autonomi, 10,5 miliardi per altri interventi. L’Unione Europea, quando all’inizio della pandemia era stata colpita soltanto l’Italia, si è mossa a passi da lumaca. Solo successivamente, quando il contagio è dilagato in altri Paesi e soprattutto in Francia e in Germania, si è preso coscienza della gravità della situazione. A fine marzo la Commissione europea ha sospeso il patto di stabilità per consentire l’indebitamento in deficit dei Paesi colpiti. La Banca centrale europea, dopo le forti polemiche iniziali seguite a gravi esternazioni nei confronti del nostro Paese, della presidente Christine Lagarde, nel mese di marzo ha varato in due riprese un piano straordinario di emergenza da 1.110 miliardi di euro contro la pandemia coronavirus, ovvero un rinnovato Quantitative easing, per l’acquisto dei titoli di stato dei Paesi in maggiore difficoltà.

In pratica, nel corso del 2020, la Bce comprerà 220 miliardi di titoli di stato italiani. Tutti i leader europei hanno cominciato a ipotizzare vari tipi di interventi, ma soltanto con la riunione dell’Eurogruppo del 9 aprile si è dato via libera al piano Sure, (Support to mitigate Unemployment Risks in an Emergency) che la presidente della Commissione europea ha battezzato come “Piano Marshall europeo” che investe 100 miliardi per prestiti a condizioni agevolate agli Stati membri per finanziare la cassa integrazione per lavoratori e imprese. Il nostro Paese potrebbe accedere al fondo fino a 20 miliardi. Per altre due settimane i leader europei hanno tergiversato tra videoconferenze e chiacchiere. L’ultima riunione dell’Eurogruppo del 24 aprile ha portato ad alcuni risultati più concreti, certamente non tali però da giustificare la grande esultanza manifestata dal premier Giuseppe Conte.

Infatti, i pareri di gran parte degli analisti, compresa la Confindustria, sono scettici sulle proposte approvate, soprattutto perché non si tratta di interventi diretti, come si è fatto invece negli Stati Uniti che hanno erogato direttamente 2000 miliardi di dollari. Durante il vertice è stato dato il via libera al pacchetto da 540 miliardi, la cui attivazione richiede comunque ancora qualche settimana e la disponibilità entro giugno. Si tratta complessivamente di tre linee di credito per fornire garanzie alle imprese. Il Piano Sure da 100 miliardi che abbiamo già visto, 200 miliardi della Banca Europea di investimenti, altri 240 miliardi del Mes, il cosiddetto Fondo salva Stati. Quindi nulla di diverso rispetto a quanto già sbandierato a metà marzo dai leader europei. E’ chiaro che quanto si sta profilando non ci soddisfa, del resto però è difficile trovare qualcuno che concede qualcosa ad altri senza corrispettivo e senza garanzie. Ogni linea di credito consiste in un prestito che chiunque prima o poi deve restituire.

I nostri governanti devono capire che non si può sempre continuare a fare del vittimismo né si fa gran bella figura ad esaltare i risultati dell’Eurogruppo dopo aver minacciato tuoni e fulmini contro l’Unione europea e definito il Mes “assolutamente inadeguato”. Quindi l’Italia faccia quel che deve fare e se è necessario accedere al Mes fino a 35 miliardi per il finanziamento dell’assistenza sanitaria lo faccia immediatamente. Il premier Conte farebbe bene soprattutto a smettere di arrogarsi meriti che proprio non ha. Rivendicare infatti come una vittoria la semplice idea, perché di questo si tratta, dei Recoverybond che sono stati proposti da Francia e Spagna, è paradossale anche perché l’unico accordo che si è trovato è stato quello di affidare l’incarico alla Presidente Ursula Von der Leyen di preparare una proposta da sottoporre di nuovo all’Eurogruppo tra 10 giorni. Siamo sicuri che alla fine un accordo si troverà anche su questo ma bisognerà vedere se si tratterà di prestiti o di sovvenzioni a fondo perduto e soprattutto quali saranno i tempi della loro operatività che la Goldman Sachs ha previsto per il 2021. Su questo Fondo si sono scatenati i leader europei che da giorni fanno a gara a chi spara i numeri più grossi.

La Merkel, che ha già fatto approvare dal Parlamento tedesco il pacchetto di 540 miliardi, ha parlato di mille miliardi. Conte e Macron parlano di mille-millecinquecento miliardi. La Ursula Von der Leyen addirittura di duemila miliardi. Le differenze non sono soltanto sui numeri ma anche sulla stessa natura dello strumento finanziario. C’è chi parla di sovvenzioni a fondo perduto come Italia, Francia e Spagna e chi invece come Austria, Olanda che, non volendo regalare niente a nessuno, insistono sui prestiti. Come al solito la Germania gioca su due tavoli e, insieme alla tedesca presidente della Commissione europea Von der Leyen, preferirebbe una soluzione mista. Anche questa volta sarà la Germania a prevalere e lo strumento che sarà varato prevederà un mix di interventi che peserà ulteriormente sulle finanze italiane e sul futuro della ripresa economica del nostro Paese. Se i prestiti che l’Italia dovrà restituire saranno superiori alle sovvenzioni a fondo perduto, parole come solidarietà, coesione, che in Europa continuano a rimbombare ormai da due mesi, saranno soltanto vuote esclamazioni di circostanza. La situazione dell’Italia è molto più drammatica di altri Paesi tanto che, nonostante il ministro Roberto Gualtieri parli di fondamentali economici solidi, l’Agenzia di rating Fitch ci ha declassato.

Le fosche previsioni contenute nel Def presentato dal Governo, ovvero la contrazione del Pil dell’8 per cento nel 2020 ed una ripresa del 4,7 per cento nel 2021, sono subito state corrette al ribasso dalla Ue con un – 10,6 per cento nel 2020 e un + 2,3 nel 2021. Per il prossimo consiglio dei ministri sono state annunciate altre misure. Ma se il “bazooka” lanciato da Conte l’8 aprile non ha avuto ancora nessun effetto concreto cosa ci possiamo aspettare dal prossimo decreto? Se le misure che il prossimo Consiglio dei ministri varerà sono quelle già annunciate dal ministro dell’Economia Gualtieri, ovvero 155 miliardi di nuovi interventi ed un maggiore indebitamento di 55 miliardi nel 2020, riteniamo che esse non siano sufficienti ad operare una forte frenata del pericoloso declino economico del nostro Paese.

Ricordiamoci che la mina vagante delle clausole di salvaguardia pesa per ulteriori 20 miliardi che significa un complessivo indebitamento di 75 miliardi ed un debito pubblico a ridosso del 160 per cento del Pil. Altro che debito sostenibile! Lo scenario che abbiamo davanti agli occhi è quello di una guerra che lentamente ed inesorabilmente stiamo perdendo. Non c’è più tempo per indugiare! Bisogna urgentemente mettersi in cammino e smetterla di disquisire su cosa aprire e non aprire il 4 maggio. Già tra commercianti, piccoli imprenditori e nelle centinaia di migliaia di persone che sopravvivono di lavoro nero serpeggia il malcontento. Gli italiani non hanno più bisogno di show televisivi perché in milioni sono già alla disperazione e non sanno più cosa dare da mangiare ai propri figli. Il medico continua a studiare ma l’ammalato è ormai sul letto di morte!

 

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