IL GOVERNO CONTE CERCA I “RESPONSABILI”

Di seguito un commento di Franco Torchia sulla situazione politica

LE BUGIE DI CONTE

Ho sentito l’intervento del Presidente del Consiglio alla Camera per la richiesta del voto di fiducia.
Un discorso scontato con una elencazione di cose fatte e pieno di buoni annunci per il futuro.
Conte si è rivolto ai parlamentari senza dismettere per un solo minuto l’arroganza di cui è intinto il suo abito di “avvocato del popolo” tentando di accreditarsi come il salvatore della Patria, come colui che ha operato per tutelare la salute degli italiani e “preservare anche il tessuto produttivo del Paese”.
Ovviamente sappiamo che nulla di tutto questo è successo considerato che l’Italia è, in tutto il mondo, al vertice dei Paesi con il più alto numero di morti e nel contempo con la più forte caduta del PIL, con un sistema produttivo in cocci, molti dei quali forse si potrà riuscire a rimettere insieme grazie alle energie e agli sforzi degli imprenditori che stanno facendo immani sacrifici per mantenere in vita quanto hanno costruito in decenni di attività.
Soprattutto non è vero che le misure emergenziali adottate dal governo per fronteggiare la crisi pandemica siano stati accompagnati da “interventi strutturali, suscettibili, nel medio e lungo periodo, di generare effetti virtuosi” perché si è trattato esclusivamente di provvedimenti tampone per dare ristoro a quanti sono stati colpiti dalle restrizioni imposte, tra l’altro insufficienti.
Lo abbiamo già scritto che nessuno dei decreti del governo ha “posto le basi per un deciso rilancio della crescita” tanto che di investimenti privati, almeno per il momento, non si vede nemmeno l’ombra.
Infatti non abbiamo ancora contezza delle richieste da parte delle grosse imprese di usufruire del “Fondo Patrimonio PMI, gestito da Invitalia”, e lo stesso governo ha dovuto provvedere ad una proroga con la legge di bilancio, né si sa quali effetti abbia provocato l’istituzione del “Patrimonio Destinato, gestito da Cassa depositi e prestiti”.
Del resto anche dal punto di vista della norma “sblocca cantieri” contenuta nel decreto semplificazioni e tanto decantata sappiamo con certezza che ad oggi ancora nessun cantiere è stato avviato nonostante le opere pubbliche siano state finanziate già da anni.
Conte come al solito si è distinto nel suo discorso per una serie di bugie che come sempre hanno le gambe corte.
Sicuramente la più grossa bugia riguarda quella sul coinvolgimento, che non c’è mai stato, del Parlamento sul Recovery Plan tanto che proprio su questo Renzi ha innescato la crisi.
Del resto non lo aveva fatto nemmeno in precedenza sul Piano Colao che, dopo averlo commissionato, il governo ha provveduto a cestinarlo.
Quindi nella seconda parte una serie di annunci per slogan sulle cose da fare. L’avvocato del popolo passerà alla storia come il “Signor Stiamo lavorando”.
Tra i grandi annunci, che sono ormai vecchi e logori, la riforma fiscale, la digitalizzazione del Paese e la lotta al digital divide per ridurre le diseguaglianze sociali, territoriali, economiche.
Quest’ultimo suona addirittura come una beffa se si pensa che il governo continua a non rispettare il parametro che si è dato per la distribuzione delle risorse assegnando al Mezzogiorno poco più del 20% rispetto al 34% da sempre annunciato.
Per amore di patria non vogliamo infierire sul povero Conte per contestare il ruolo dell’Italia nella politica estera, soprattutto nella ricerca di “una soluzione politica alla crisi della Libia” dopo la pessima figura dell’ossequio al generale Haftar seguito alla liberazione dei pescatori siciliani.
La conclusione però è stata sicuramente esaltante perché dopo aver enunciato una serie di impegni internazionali ci ha spiegato che serve un governo “del più ampio consenso in Parlamento” salvo poi richiamare la necessità che” forze parlamentari volenterose” si associno all’attuale maggioranza.
Non ha parlato quindi di nuova maggioranza ma soltanto di allargamento dell’attuale alla quale chiede di “completare il confronto già avviato, per definire un patto di fine legislatura”.
Agli altri parlamentari che si aggiungeranno e che serviranno soltanto a dare i numeri assicura “la massima disponibilità e l’impegno a guidare con il contributo di tutti questa fase così decisiva per il rinnovamento del Paese”.
Conte pensa quindi di costruire un “nuovo vincolo politico, rivolto alle forze parlamentari che hanno sostenuto con lealtà il Governo” e soltanto “aperto a tutti coloro che hanno a cuore il destino dell’Italia”.
Come pensa di scrivere un patto di legislatura con una maggioranza risicata?
Conte immagina di rimanere ancorato a Palazzo Chigi sulla sorta del soccorso numerico di semplici parlamentari volenterosi o “costruttori” ai quali chiede di accodarsi alla maggioranza.
Altro che attenzione alle esigenze del Paese !
Il Capo dello Stato ha più volte chiesto che, di fronte alla più grave crisi sanitaria dell’ultimo secolo, il Paese ritrovi la solidarietà ed il sentimento comune per rinascere.
Lo ha chiesto soprattutto al Presidente del Consiglio che si è invece ostinato ad andare avanti da solo, fino a provocare la rottura con un partito della sua stessa maggioranza.
E’ arrivato il momento di chiederlo con più forza !
Mattarella non può consentire che l’attuale governo continui a vivacchiare con numeri striminziti.
In Parlamento ci sono le condizioni per costruire qualcosa di solido, ma per fare questo è necessario aprire la crisi e guidarla verso una conclusione rapida.
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