28 GIUGNO 1981 – GIURAVA IL GOVERNO SPADOLINI

40 ANNI FA, SPADOLINI DIVENTAVA IL PRIMO PREMIER LAICO DELLA REPUBBLICA

di Franco Torchia*

Il 28 giugno di quarant’anni fa al Quirinale giurava il primo governo guidato da un non democristiano.

Si trattava del repubblicano Giovanni Spadolini.

Era un momento delicato della vita politica italiana. Il Paese era sotto attacco da forze occulte e la minaccia terroristica delle Brigate Rosse non era stata completamente scongiurata,  come dimostravano gli attentati del 1981.

Dopo la fine della solidarietà nazionale che aveva messo insieme i due più grandi partiti, la Democrazia Cristiana ed il Partito Comunista Italiano, le coalizioni erano logorate ed i partiti ormai incapaci di svolgere il loro compito.

La crisi aveva colpito soprattutto la Democrazia Cristiana, la quale dopo la tragedia dell’assassinio di Aldo Moro nel 1978, non era riuscita più a riprendersi.

Con la scomparsa nel 1979 di Ugo La Malfa era venuto meno anche  il secondo pilastro della politica italiana che perdeva così ogni speranza di avviare nel Paese un sistema dell’alternanza riportando il sistema politico ad ingessarsi nuovamente.

Il governo Moro – La Malfa che era stato propedeutico agli anni della solidarietà aveva fatto emergere il ruolo del piccolo Partito Repubblicano Italiano che era diventato il punto di riferimento degli altri partiti e la “cerniera” del sistema politico italiano.

Un ruolo che veniva da lontano, dalla sua storia e dalla tradizione risorgimentale, e che svolse anche successivamente con la segreteria di Spadolini, il quale dopo la morte di La Malfa aveva tentato ogni strategia per rimettere insieme una alleanza di governo.

La debolezza del partito di maggioranza relativa, la Democrazia Cristiana, a guidare il Paese era facilmente riscontrabile nella crisi dei due governi Cossiga e nel governo Forlani.

Il Governo Forlani cadde nel 1981 in seguito allo scandalo della loggia P2 che ha rappresentato uno dei momenti moralmente più bassi della Repubblica con molti uomini politici e varie istituzioni coinvolti in una pericolosa rete di corruzione e di centri di potere occulto che mettevano a rischio la tenuta della  stessa Democrazia.

La questione morale era ormai scoppiata nel Paese.

Il Presidente della Repubblica Sandro Pertini aveva bisogno di portare il Paese fuori dalla melma nella quale stava sprofondando e guardò con attenzione al Partito repubblicano che, in tutti quegli anni,  aveva rappresentato “il cane da guardia”  della Costituzione e delle Istituzioni, come lo definì Guglielmo Negri.

Chiamò quindi il leader del PRI Giovanni Spadolini, di cui aveva una grande stima, e gli affidò l’incarico di formare il nuovo Governo.

Fu così che,  il “giornalista, lo storico e uomo delle istituzioni” come lo chiamò Cosimo Ceccuti, Giovanni Spadolini,  divenne il primo laico presidente del Consiglio della storia repubblicana.

Era soprattutto l’integrità morale dell’uomo che aveva convinto il Capo dello Stato che potesse essere la persona adatta a restituire un minimo di dignità alle istituzioni.

La levatura morale di Spadolini si riscontra anche nel suo discorso alla Camera l’11 luglio quando il nuovo Capo del Governo, assumendo la carica, pur essendo appoggiato dai partiti di cui ne esalta  il ruolo, da essi prese nettamente le distanze  affermando che  “Quando si forma il Governo, si esce dall’articolo 49 della Costituzione e si entra nell’articolo 94, cioè in un’area istituzionale più vasta, perché il Governo della Repubblica deve governare anche per chi gli vota contro, anche per i senza partito, anche per gli extraparlamentari, anche per chi ancora non vota e voterà domani!”

Giovanni Spadolini  era nato a Firenze il 21 giugno 1925, fin da giovanissimo fu amante della storia e a soli nove anni scrisse la sua prima opera dedicata ai personaggi più importanti della storia italiana.

A conoscere bene il primo Presidente del Consiglio laico è proprio Cosimo Ceccuti che in due righe dice chiaramente chi sia Spadolini :  “Professore all’Università senza essere mai stato assistente, direttore di un grande quotidiano senza passare da redattore, ministro della Repubblica e Presidente del Consiglio mai sottosegretario.”

Divenne infatti a soli 25 anni professore di Storia moderna all’università di Firenze.

Ma già a 23 anni aveva iniziato a collaborare con il Messaggero e due anni dopo cominciò a scrivere per il settimanale  di politica e cultura “Il Mondo”  di Pannunzio.

Nei suoi articoli cominciò ad emergere l’ anima laica e risorgimentale di Spadolini che fu anche assertore della netta distinzione tra lo Stato e la Chiesa.

Arrivò al Partito Repubblicano su invito di Ugo La Malfa che intravide nell’uomo tutte le caratteristiche culturali ed intellettuali che avrebbero portato Spadolini a diventare anche un ottimo politico ed un valente statista.

Eletto al Senato nel 1972, fu chiamato tre anni dopo nel Governo Moro – La Malfa  alla guida del Ministero per i Beni Culturali e l’Ambiente da lui stesso voluto e successivamente Ministro della Pubblica  Istruzione.

Dopo la morte di Ugo La Malfa, nel 1979,  fu eletto Segretario nazionale del Partito Repubblicano italiano

Nei suoi diciotto mesi da Presidente del Consiglio ispirò la sua azione ad un’alta moralità ed il senso dello Stato fu centrale in tutte le sue iniziative.

Nel suo discorso di insediamento parlò di quattro emergenze che investivano il Paese: l’emergenza morale, l’emergenza economica, l’emergenza civile, l’emergenza internazionale.

Il momento drammatico per il Paese dovuto agli intrecci oscuri tra apparati dello Stato e la loggia deviata P2 avevano convinto Spadolini  della gravità della situazione ed espresse  il suo intendimento di far luce su tutta la vicenda con l’obiettivo di intervenire rapidamente su questo fronte.

E a tal fine con la legge 527 del 23 settembre 1981 fu istituita una Commissione parlamentare d’inchiesta denominata Commissione Anselmi, dal nome della sua Presidente,

Nel frattempo comunque Spadolini aveva avviato una  forte opera di risanamento degli apparati di sicurezza attraverso la loro riorganizzazione e la nomina dei nuovi vertici militari e dei servizi segreti, tenendo questi ultimi direttamente sotto il controllo del presidente del Consiglio.

Successivamente con la legge n. 17 del 25 gennaio 1982 si provvide allo scioglimento della Loggia P2 e si dettarono norme in materia di associazioni segrete.

Tra le altre leggi approvate in direzione della moralizzazione della vita pubblica,  la legge 416 del 5 agosto 1981 sull’editoria per incidere sullo scandalo Rizzoli-Corriere della Sera e la legge 659 del 1981 sul finanziamento pubblico dei partiti che imponeva l’obbligo di pubblicità del bilancio dei partiti ed il divieto di qualsiasi altra forma di contribuzione da enti pubblici o amministrazioni.

Per quanto riguarda invece l’emergenza economica il governo Spadolini pose le basi per un nuovo patto sociale che portasse ad una riforma del sistema di relazioni industriali e della contrattazione, organizzando la sera stessa del 28 giugno 1981, il giorno stesso del giuramento, un incontro con i rappresentanti dei sindacati e degli imprenditori, ottenendo da Confindustria la revoca della disdetta dell’accordo sulla scala mobile.

Ciò portò ad una drastica riduzione dell’inflazione che in poco meno di un anno scese dal 23 al 16 per cento.

Era la nuova via della politica dei redditi.

 

* Segretario nazionale dei “Repubblicani”

Print Friendly, PDF & Email