CINQUE SI PER UNA DEMOCRAZIA PIU’ LIBERALE E PIU’ REPUBBLICANA

LA GIUSTIZIA DA RIFORMARE

Di Franco Torchia *

Il 12 giugno gli italiani saranno chiamati a votare per 5 referendum abrogativi sui temi della Giustizia.

Nella maggior parte dei casi si tratta di temi complicati sui quali si discute da parecchi anni e che hanno comunque forti implicazioni sulla vita dei cittadini.

L’affluenza alle urne nelle consultazioni referendarie in Italia non è mai stata alta se non in casi particolari e negli ultimi 25 anni il quorum è stato superato soltanto nel 2011.

L’attenzione dei cittadini verso l’istituto referendario è venuta meno da quando sostanzialmente è cambiato il sistema elettorale per il Parlamento e la politica si è personalizzata mettendo in crisipartiti ed il loro rapporto con gli elettori e privilegiando la figura dei leader il cui nome spesso è finito sullo stesso simbolo.

Quegli stessi partiti che, incapaci di modificare in Parlamento le norme ritenute sbagliate, chiedono agli italiani di abrogarle attraverso il voto referendario.

E spesso lo chiedono anche in modo maldestro tanto che, lo scorso febbraio la Corte Costituzionale è stata costretta ad eliminare dalla consultazione referendaria tre degli otto quesiti presentati perché, come dichiarato dallo stesso Presidente Giuliano Amato, erano scritti male e non si potevano interpretare.

Su quella decisione abbiamo sollevato delle forti perplessità unitamente al sospetto che con quella scelta si volesse impedire ai cittadini di esprimere il loro parere su importanti questioni che li riguardano.

Bocciando infatti i referendum sull’eutanasia, sulla legalizzazione della coltivazione delle sostanze stupefacenti e sulla responsabilità civile dei magistrati la Consulta ha scelto di condizionare il comportamento dei cittadini anche sugli altri quesiti approvati che certamente non brillano in chiarezza e, come gli altri, sono scritti malissimo e quasi incomprensibili.

Ciò ovviamente non è responsabilità della Corte Costituzionale ma di chi materialmente scrive i quesiti.

Ancora una volta quindi i cittadini elettori sono costretti a votare senza discernimento perché si troveranno nelle mani delle schede contenenti lunghissime righe incomprensibili che richiamano norme che soltanto i pochi addetti ai lavori riescono a decifrare.

Siamo infatti certi che soltanto una sparuta minoranza cercherà di leggere il contenuto dei quesiti e, se per il primo referendum, quello sulla legge Severino, basterà qualche minuto, la cosa invece si complica assai quando si arriva al terzo quesito, quello sulla separazione delle funzioni dei magistrati, che, essendo lungo 63 righe per oltre mille parole, sembra quasi fatto apposta per non essere votato.

Eppure si tratta di uno dei temi sui quali gli italiani sono maggiormente sensibili e tendenzialmente protesi per votare SI.

E come è successo in passato quando si è votato per più quesiti referendari, anche questa volta ci dovremo orientare, come degli scolari delle scuole elementari, esclusivamente con il colore delle schede.

In queste condizioni la cosa più grave è il silenzio assordante dei media su questo appuntamento dopo il clamore suscitato al momento della raccolta delle firme.

E se non fosse che nella stessa giornata del 12 giugno quasi 9 milioni di italiani sono chiamati a votare per il sindaco della propria città nessuno se ne sarebbe accorto.

Ed allora  compito di ognuno di noi è quello di operare per rendere il voto più semplice, più comprensibile e quindi anche più consapevole.

Cercherò quindi in poche righe di spiegare perché il 12 giugno andrò a votare per l’abrogazione di cinque norme che in una Democrazia liberale e repubblicana non si sarebbero mai dovute approvare.

Lo farò con ragionamenti semplici ed indicando solamente il colore della scheda.

SCHEDA ROSSA

QUESITO N. 1 – LEGGE SEVERINO

La legge ha valore retroattivo e prevede incandidabilità, ineleggibilità e la decadenza automatica in caso di condanna.

La sua applicazione è stata abusata, in particolare contro sindaci ed amministratori locali i quali sono decaduti automaticamente spesso in seguito ad una semplice condanna di abuso di ufficio, per aver ottemperato ai propri doveri magari per una firma apposta su documenti predisposti dai propri collaboratori.

Decine di amministrazioni sono state messe in crisi e molte persone sono state poi giudicate innocenti.

Votando SI si restituisce ai giudici la facoltà di decidere, caso per caso, l’interdizione dai pubblici uffici.

Quindi i giudici avranno più potere. Cessa soltanto l’automatismo.

IO VOTO SI

 

SCHEDA ARANCIONE

QUESITO N. 2 – LIMITAZIONE MISURE CAUTELARI

Ogni anno in Italia migliaia di innocenti vengono privati della libertà personale senza che abbiano commesso alcun reato e soltanto come misura preventiva.

In venti anni oltre 30 mila persone sono state giudicate innocenti dopo aver subito l’onta del carcere, la vita rovinata e danni incalcolabili per sé e la propria famiglia.

Il 30 per cento dei detenuti è in attesa di un primo giudizio.

Può essere una misura giusta quando non si abusa di essa fino a diventare una palese violazione del principio costituzionale della presunzione di non colpevolezza.

Votando SI non si abroga la custodia cautelare ma viene limitata per i reati più gravi e si ripristina un principio di democrazia nel nostro Paese.

IO VOTO SI

 

SCHEDA GIALLA

QUESITO N. 3 – SEPARAZIONE FUNZIONI MAGISTRATI

In Italia ci sono magistrati che in qualità di Pubblico Ministero costruiscono l’accusa per coloro che ritengono colpevoli di reato.

Le prove vengono consegnate al giudice che decide sulla colpevolezza o meno della persona.

In tanti processi accade che l’accusato venga assolto in caso di prove inconsistenti e che il Pubblico Ministero non soddisfatto faccia appello agli altri gradi di giudizio, come è giusto che sia.

La terzietà del giudice è una garanzia a difesa della libertà dei cittadini e a tutela dei principi costituzionali.

Nel nostro Paese però è consentito al Pubblico Ministero accedere alla funzione di giudice e ritrovarsi magari in sede di appello a giudicare un accusato sul quale precedentemente ha costruito le prove.

E’ chiaro che in questo caso il giudice non potrà mai essere obiettivo.

Votando SI non si consente più al PM di accedere alla funzione giudicante.

Il magistrato dovrà scegliere all’inizio della carriera se vuole essere Pubblico Ministero o giudice.

Nelle grandi democrazie le carriere sono nettamente separate.

Basta quindi con le “porte girevoli” e con i conflitti di interesse che spesso hanno condizionato il comportamento dei magistrati e delle loro decisioni.

IO VOTO SI

 

SCHEDA GRIGIA

QUESITO N. 4­ – VALUTAZIONE OPERATO DEI MAGISTRATI

Attualmente la valutazione sulla competenza dei magistrati è una prerogativa esclusiva del Consiglio Superiore della Magistratura.

In sostanza il giudizio è un fatto interno ai magistrati e nessun altro organo può interferire su queste decisioni.

E’ chiaro che c’è un rischio evidente sulla imparzialità del giudizio.

Votando SI si consente ai membri laici del Consiglio direttivo della Cassazione, ai membri laici dei consigli giudiziari come professori universitari e avvocati di partecipare alla valutazione dell’operato dei magistrati.

IO VOTO SI

 

SCHEDA VERDE

QUESITO N. 5 – ELEZIONE CONSIGLIO SUPERIORE MAGISTRATURA

Da anni si parla ormai di riforma del CSM senza mai arrivare a qualcosa di concreto.

Anche questo importante organo costituzionale è viziato da alcuni metodi che consentono ai magistrati di fare carriera sulla base della loro appartenenza a correnti interne che sono prettamente politiche e addirittura hanno assunto le sembianze di veri e propri partiti.

Oggi un magistrato si può candidare a far parte del CSM se iscritto ad una di queste correnti e se ha il sostegno di almeno 25 firme di altri colleghi.

Ciò vuol dire che, nei fatti, le correnti più forti riescono a far eleggere un maggior numero di magistrati e determinare gli orientamenti del CSM.

Votando SI si consente a qualsiasi magistrato di candidarsi autonomamente, al di là del proprio orientamento politico e di appartenenza alle correnti ma soltanto sulla base delle proprie qualità personali e professionali.

IO VOTO SI

Il 12 giugno i repubblicani italiani andranno alle urne per votare SI ai cinque quesiti referendari.

E’ importante andare a votare per dare un segnale di cambiamento.

Il sistema della Giustizia ha bisogno di essere riformato e su questo tema la delega al Parlamento finora è servita a ben poco.

L’abrogazione di queste norme non provocherà certo una rivoluzione ma sarà un primo importante passo verso una Democrazia più liberale e più repubblicana.

 

* Segretario nazionale Repubblicani

 

 

 

 

 

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