GOVERNO PREPARA IL PIANO B OPPURE IL CIGNO NERO?

Post di Giuseppe Gambioli
DI MAIO:  I CONTI SONO PASTOIE BUROCRATICHE – IL DEBITO PUBBLICO AUMENTATO DI 14,6 MILIARDI ULTIMO MESE
GOVERNO PREPARA IL PIANO B OPPURE IL CIGNO NERO?
Il nostro debito pubblico continua a salire in modo pauroso nell’indifferenza dei nostri amministratori che non sembrano preoccuparsi più di tanto. In un solo mese il nostro debito monstre è aumentato di altri 14,6 miliardi, una cifra iperbolica che porta il nostro debito pubblico a toccare la cifra record di 2.327 miliardi.

Una situazione allarmante, sia per le cifre ormai fuori controllo ma anche e soprattutto per l’atteggiamento irresponsabile di chi ci governa poiché non sembrano preoccuparsi minimamente e addirittura ritengono che le coperture delle nuove spese sono semplici pastoie burocratiche, come ha dichiarato il vicepremier Luigi Di Maio a chi gli faceva notare che sul decreto “dignità”, poiché si avranno meno entrate, mancano le dovute coperture. A questo va aggiunto che il vicepremier, al fine di evitare la perdita di 80 mila posti di lavoro in 10 anni, per i maggiori costi delle imprese pensa di dare degli incentivi per chi assume a tempo indeterminato. Con un ulteriore difficoltà a trovare le coperture, a meno che si pensi di procedere allegramente minimizzando i bilanci dello Stato a semplici pastoie burocratiche.

Ed è qui la questione vera piena di incognite. Questo atteggiamento, che ci porterebbe dritti ad una deriva economica senza precedenti, è solo l’effetto irresponsabile di un governo che ancora è in campagna elettorale e pensa veramente di ridurre il deficit del debito pubblico, come ha dichiarato il ministro Giovanni Tria, oppure pensa ad altro?

Certo che alcune avvisaglie che questo governo pensi ad altro ci sono.
Come dimenticare la prima bozza del Contratto Lega M5S con l’incredibile richiesta di cancellare un debito di 250 miliardi di euro di titoli di Stato detenuti dalla BCE, oppure, la proposta, questa non decaduta, di emettere mini bot per pagare i debiti nei confronti delle imprese, stimati circa 60 miliardi di euro? Che di fatto è una nostra nuova moneta?
Per non parlare del famoso Piano B teorizzato dal ministro Paolo Savona, che prevede l’uscita dall’euro tramite negoziati segreti, senza rivelarlo ai cittadini che ignari si ritroverebbe un lunedì qualsiasi con la vecchia lira al posto dell’euro, per ora, a parole, messo da parte. Questo “piano B”, che con il solo annuncio ha prodotto già danni alla nostra economia facendo aumentare i tassi sul nostro debito pubblico e quindi maggiori spese, ogni tanto però ritorna fuori sotto altre vesti.

L’ultima uscita del ministro Savona è quella del “cigno nero” che paventa l’uscita dall’euro per motivi che non dipendono da noi ma bensì da altri. Poiché le parole hanno un proprio peso e in politica influenzano sui comportamenti e il ministro Savona ne è pienamente consapevole, queste frequenti uscite sull’euro rappresentano un disegno per riportare la nostra vecchia lira?
Mi auguro di no ma queste avvisaglie non possono lasciarci tranquilli.
Il “piano B” o il “cigno nero” ha bisogno di un insieme di circostanze: di nemici esterni europei da combattere e su questo il governo ha fatto grandi passi avanti sia nei confronti dei francesi, sia dei tedeschi; un debito pubblico fuori controllo, e anche su questo siamo messi abbastanza bene; di promesse alla pancia del popolo anche se non si sa dove prendere i soldi e anche di questo ce ne sono abbastanza; la minimizzazione del deficit, e altri fattori non controllabili come ad esempio il rallentamento dell’economia e quindi un pil più basso e la futura perdita del sostegno della Bce con il quantitave easing.

Non c’è da stare allegri. La posta in gioco per gli italiani è davvero alta, i conti pubblici non sono purtroppo pastoie burocratiche, come ci racconta il vicepremier Di Maio, e i mercati ce lo ricordano ogni giorno regolando la propria fiducia allo Stato italiano.

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