RICCARDO GALLO : RICETTA PER L’EUROPA

RAPPORTO DELL’OSSERVATORIO DELLE IMPRESE DELLA SAPIENZA

Un rapporto dell’Osservatorio delle Imprese della Sapienza, organizzato da Riccardo Gallo, con il contributo di Andrea Locatelli (Cattolica del Sacro Cuore di Milano), Pierluigi Montalbano, Livio Desantoli, Giuseppe Piasuro, tutti Sapienza, individua quattro presupposti senza i quali non ha senso parlare dell’Europa come Stato autonomo.

Si tratta di:

  • Difesa, delegata all’alleanza con gli Stati Uniti;
  • Commercio internazionale, essenziale per un continente trasformatore ma dipendente da Cina ed estremo oriente per gli scambi di materie prime in entrata e prodotti finiti in uscita;
  • Transizione energetica, per sottrarsi all’egemonia della Russia;
  • Regole fiscali per non restare prigionieri degli Stati membri.

Il rapporto scopre che paesi fondatori come Germania, Francia e Italia hanno perso competitività per bassa efficienza del governo e debolezza della politica fiscale, mentre paesi virtuosi come Danimarca, Irlanda, Olanda l’hanno migliorata grazie a questi stessi fattori.

Nella Difesa, il bilancio comunitario è un terzo di quello americano, le istituzioni sono frammentate, non coordinano le politiche nazionali, manca un’autorità che imponga dall’alto un procurement congiunto. I paesi dotati di una propria industria della difesa favoriscono i rispettivi campioni nazionali senza però che questi possano competere con quelli americani o in prospettiva con i cinesi. Ne derivano duplicazioni, sprechi, diseconomie di scala. Lo sforzo finanziario in atto è necessario ma non sufficiente: la spesa nella difesa dovrebbe aumentare del 24% per avere risultati oltretutto incerti per decenni. Gli Stati membri perciò dovranno evitare fantasie di autonomia e dovranno piuttosto colmare i gap esistenti.

Quanto al Commercio internazionale, negli ultimi 20 anni la produttività globale si è ridotta nelle economie dove si ha una polarizzazione centro-periferia (Europa Centro-Orientale e mediterranea). In questo contesto l’Italia, pur essendo la seconda più grande economia manifatturiera europea, è fatta di piccole e medie imprese, poco internazionalizzate.

Gli Stati non hanno varato interventi correttivi come chiesto dalla normativa del Green Deal per la decarbonizzazione. Il flusso annuo medio di investimenti in energia pulita è molto meno di quanto previsto. Quelli in combustibili fossili, invece, sono stati più del massimo tollerabile per raggiungere le emissioni zero entro il 2050.

La transizione verso la sostenibilità richiede investimenti senza precedenti. Pur ipotizzando il concorso del settore privato, i bilanci degli Stati membri saranno determinanti.

Quanto alle Regole fiscali, il bilancio federale è poco significativo e il fiscal framework dell’Unione è la somma dei vincoli ai singoli Stati per assicurare la stabilità finanziaria dell’area. Una proposta di regolamento approvata a dicembre 2023 da Ecofin introduce piani a medio termine per responsabilizzare gli Stati e allentare la rigidità delle regole, ma è di improbabile funzionalità. Nell’insieme, si può dire che si tratti di un’occasione perduta.

Il Rapporto della Sapienza suggerisce che il nuovo Consiglio europeo:

  1. Elabori un disegno strategico di difesa coerente con il framework transatlantico e promuova il procurement congiunto, anche con paesi extra-UE. A tal fine, è necessario incrementare il ruolo dell’Agenzia Europea di Difesa (EDA).
  2. Promuova produzioni europee a più alto valore aggiunto delle catene produttive e commerciali, nonché politiche commerciali che pur coerenti con la transizione verde non penalizzino le filiere regionali, elabori progetti alternativi di produzione di terre rare capaci di mettere in sicurezza le nuove filiere produttive green.
  3. Ottenga che gli Stati varino interventi correttivi al processo di decarbonizzazione fissato dalla normativa. Coordini gli sforzi sugli investimenti in energia pulita e il contenimento di quelli in energia fossile.
  4. Capovolga la logica delle Regole fiscali, ponendo al centro dell’attenzione una copertura equilibrata del fabbisogno finanziario per gli investimenti necessari.
  5. Proponga al nuovo Parlamento europeo strumenti istituzionali per realizzare queste politiche, raccogliendo con quarant’anni di ritardo le sollecitazioni lanciate da Altiero Spinelli nel suo ultimo discorso al Parlamento europeo.

Questo articolo è stato pubblicato sul quotidiano “Il Sole 24 Ore” del 1 marzo 2024. 

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