LA BATTAGLIA DELL’ASPROMONTE

Post dei “Giovani Repubblicani”

O ROMA, O MORTE!

Il 29 di agosto i Giovani Repubblicani calabresi guidati da Demetrio Giordano, insieme agli amici della Calabria, hanno ricordato per mezzo di una manifestazione ” La battaglia dell’Aspromonte”, condotta da Giuseppe Garibaldi con il fine di giungere sino in Roma per liberarla dal potere temporale papalino.

Verso la fine del giugno 1862 Giuseppe Garibaldi ricomparve in Sicilia, da lí partiva ancora una volta con l’intento di completare l’unificazione dell’Italia, di prendere Roma e di rendere l’Urbe Capitale.

I comizi che il Generale teneva per arruolare nuovi volontari terminavano solitamente con la celebre frase:” O Roma, o morte”.

Iniziarono ad arrivare in Sicilia decine di volontari da tutta Italia, pronti a partire alla volta di Roma, questi venivano allegramente omaggiati con i saluti del regio esercito regolare che li vedevano sfilare, non consci dei piani del Generale, immaginando che si stesse per svolgere un’altra “rivoluzione delle camice rosse” voluta tacitamente dal Re, Vittorio Emanuele II.
Il regio esercito, alla vista di Garibaldi e delle sue camice rosse, inizialmente li fece passare senza opporre resistenza, finchè ricevette l’ordine da Torino di fermare lui e il suo esercito.

All’alba del 25 Agosto del 1862 molti volontari sbarcarono sulla costa calabra, ma una nave li bombardò; stavolta, però, non si trattava di una nave borbonica come avvenuto due anni prima, bensí di una nave piemontese, e solo in quel momento Garibaldi capí di non avere l’appoggio politico del Re.

I garibaldini si trovarono di fronte ad un bivio: bombardarli, prospettiva subito scartata, o ritirarsi verso l’interno dell’Aspromonte. Scelsero la seconda.

La mattina del 29 Agosto vi fu uno scontro a fuoco tra le camice rosse e i bersaglieri, Garibaldi rimase ferito ad una gamba e fu subito portato dai suoi uomini a riparo sotto un albero.

Alla fine della battaglia, che causò qualche morto e che vide il Generale sconfitto, i garibaldini e i soldati dell’esercito regio fraternizzarono.
Il colonnello-bersagliere Pallavicini, chinato verso il ferito, gli intimò la resa e Garibaldi accettò.

La storia è fatta di uomini coraggiosi e a volte folli, ma soprattutto di tentativi, anche mal riusciti, nonostante i fatti di otto anni dopo, che avrebbero dato ragione al Generale con la presa di Roma del XX settembre 1870, meglio conosciuta come “Breccia di Porta Pia”, ma questa è un’altra storia…

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