FONDAZIONI BANCARIE E MES PER UNA SANITA’ PIU’ FORTE
UN’IDEA PER LA SANITÀ DEL SUD
di Francesco Nucara
Da una lettera inviata all’allora Presidente Mario Monti
La tutela del diritto alla salute, prevista dall’art. 32 della Costituzione della Repubblica, si basa su un’utopistica collaborazione tra Stato e Regioni.
Ovviamente non tutte le Regioni hanno la stessa capacità politica e amministrativa; il gap economico che esiste fin dai tempi dell’Unità d’Italia diventa drammatico nel settore sanitario. Secondo un rapporto del GIMBE, nel 2016 il cosiddetto turismo sanitario ha spostato 4,15 miliardi, destinati prevalentemente al Meridione più che al Settentrione. I conti sono sostenuti dal S.S.N., ma è pur vero che ai costi strettamente riferibili alla salute vanno aggiunte le spese per viaggi, alberghi, ecc. La Sanità nelle Regioni del Sud è da tempo nel mirino dei media e del giornalismo di inchiesta, i quali sistematicamente, e con ragione, ripropongono e aggiornano su scandali, diagnosi errate che hanno condotto a decessi, malaffare nelle forniture, nepotismo nelle carriere, lottizzazione politica nella ripartizione degli incarichi dirigenziali, disinteresse per la sorte dei pazienti, fuga degli stessi e di quegli operatori sanitari che mal sopportano un sistema inefficiente e un clima fatto di clientele e favoritismi.
Oggi si avverte l’urgenza di porre rimedio a un problema che, ancor di più che per gli altri settori della vita pubblica, divide l’Italia in due o tre zone di appartenenza.
Sergio Rizzo, su La Repubblica dell’11 maggio, affronta l’analisi di questa situazione che, con la pandemia in corso, si configura come un vero disastro.
Senza alcun dubbio, le regioni meridionali hanno sofferto la pandemia con minore virulenza rispetto a quelle del Nord. Tuttavia, è opinione comune del mondo scientifico che in autunno avremo un ritorno del virus Covid-19.
Rizzo sollecita l’invito di intellettuali e accademici alle Fondazioni bancarie, affinché si esprimano con un atto di generosità “per salvare l’Italia dalla pandemia e rilanciare la ricostruzione”, ma indirettamente le Fondazioni bancarie danno una risposta negativa.
E’ questo un problema che si ripropone per chi vorrebbe un ruolo e un impegno diverso da parte di dette Fondazioni, rispetto agli anni ’50 del secolo scorso.
Con l’occasione ricordo quanto scrisse nel 2012 l’allora segretario del PRI Francesco Nucara, sia al Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, sia all’allora Presidente del Consiglio Mario Monti: “Le risorse finanziarie ottenibili potrebbero, efficacemente, essere impiegate dalle Fondazioni per l’acquisto delle strutture sanitarie di proprietà delle varie Regioni. Tale intervento dovrebbe avvenire secondo un preventivo piano nazionale di accorpamento delle strutture in questione, al fine di realizzare ‘modelli’ omogenei dal punto di vista finanziario; ma anche con un’importante possibilità di ottimizzazione gestionale dei moduli stessi, attraverso la messa in comune di risorse tecniche, know how, esperienze professionali ed umane”.
Si conseguirebbero diversi obiettivi: intervenire in maniera significativa sul pesante debito delle Regioni, realizzare un sistema efficace ed economico di gestione della rete ospedaliera pubblica, spostare il raggio di azione delle Fondazioni verso un campo più consono alle loro finalità sociali, come, peraltro, avviene in tutti i paesi occidentali”.
Se ad un impegno delle Fondazioni aggiungessimo una corretta destinazione di utilizzo dei finanziamenti del MES, forse potremmo arrivare ad una svolta e, almeno in questo settore, rendere meno squilibrato il nostro Paese.