RIDARE AL NOSTRO PAESE DIGNITÀ MORALE

LA REPUBBLICA ITALIANA NELLA PALUDE

RIDARE AL NOSTRO PAESE DIGNITÀ MORALE

Di Franco Torchia

Al di là della simpatia o meno per l’uomo e per il politico, quello che sta emergendo in queste ore è di una gravità assoluta.
Vi sono alcune situazioni che per il bene del Paese e della Democrazia devono essere chiarite fino in fondo.
La storia d’Italia, sin dagli anni ’60, è stata condizionata da una sorta di revanchismo culturale ed ideologico che ha permeato tutti i gangli della società civile, dalle scuole alle Università, dalla Pubblica amministrazione alla magistratura, la quale, purtroppo, negli ultimi 30 anni, si è rivelata essere il braccio militante di una certa politica.
Alcuni magistrati addirittura hanno dismesso la toga per fare carriera politica all’interno di partiti politici.
L’esempio più eclatante, uno dei primi, che ricordiamo è quello di Luciano Violante che, divenuto deputato del PCI nel 1979, si è reso protagonista del più grande processo politico della storia: quello alla Democrazia Cristiana.
Tuttavia fu la stagione di mani pulite la pagina più importante e decisiva che avrebbe cambiato tutto il corso degli eventi successivi.
Quella vicenda giudiziaria, unitamente all’avvento del sistema elettorale maggioritario, ha disintegrato i partiti del pentapartito aprendo un varco privilegiato per l’accesso al potere del partito degli ex comunisti, accesso che fu inaspettatamente ostruito dalla discesa in campo del tycoon Berlusconi che impedì, nel 1994, alla “gioiosa macchina di guerra” di Occhetto di vincere le elezioni.
Da quel giorno iniziò una caccia al nemico che, purtroppo, a distanza di 26 anni è ancora in atto.
Successivamente il protagonista principale, il giudice Di Pietro, si mise a fare politica ed ultimamente ha dichiarato che il suo ultimo obiettivo era Andreotti.
Dopo appena sei mesi dalle elezioni, un avviso di garanzia, fatto recapitare al Presidente del Consiglio a Napoli mentre presiedeva il G7, provocò la prima caduta del governo Berlusconi. Tutto finì in una bolla di sapone.
Nel 2011, complice in qualche modo l’allora Capo dello Stato, l’ex comunista Napolitano, Berlusconi fu costretto alle dimissioni a causa di forti tensioni sui mercati finanziari. Quasi certamente hanno pesato iniziative interne al nostro Paese.
Nel frattempo centinaia di indagini sono state avviate nei confronti dell’imprenditore milanese, nemico giurato della sinistra ex comunista, dall’accusa di essere amico dei mafiosi a quello per frode fiscale, quest’ultima finita con una condanna nel 2013 che ha portato alla sua decadenza dalla carica di senatore.
Oggi, da alcune intercettazioni telefoniche riportate dalla stampa emergerebbero dei dialoghi nei quali alcuni magistrati che hanno emesso quella sentenza spiegano che “Berlusconi deve essere condannato a priori perché è un mascalzone!”
Non abbiamo nessuna intenzione di entrare nel merito delle inchieste o di affermare che Berlusconi sia innocente o colpevole.
Quello che è chiaro che, in tutti questi anni, i magistrati sono stati alla ricerca dello scoop e più che inseguire criminali hanno preferito indagare sui politici perché avrebbero avuto maggior risalto mediatico, e nella maggior parte dei casi le inchieste sono state indirizzate solo verso una parte politica, con risultati quasi sempre inesistenti e pochissime condanne.
In queste ultime settimane il verminaio nella magistratura è stato completamente scoperto a colpi di machete dagli stessi magistrati che si stanno letteralmente massacrando a colpi di rivelazioni shock.
Da osservatori imparziali abbiamo sempre capito che un giorno bisognerà completamente riscrivere la storia italiana degli ultimi 30 anni.
Dobbiamo uscire rapidamente da questa palude che sta trascinando a fondo la Repubblica italiana.
Bisogna ridare al nostro Paese la dignità morale e culturale che ha dato le origini alla Costituzione italiana.
È giunto il momento di procedere alla costruzione di un grande movimento popolare per la ricostruzione del Paese.
E’ assolutamente indispensabile che esso non sia inquinato dalla presenza di quanti si siano resi responsabili o complici della melma che ci sovrasta.

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