RECOVERY FUND : IL GOVERNO ANCORA UNA VOLTA PENALIZZA IL SUD

MANIFESTO A. I. M. PER UNA GIUSTA RIPARTIZIONE DEI FONDI EUROPEI

Come “Repubblicani” abbiamo aderito alla importante iniziativa promossa dall’Alleanza Istituti meridionalisti (A.I.M.) per rivendicare la necessità di una equa ripartizione dei fondi europei NGR/Recovery Fund.

MANIFESTO A. I. M. PER UNA GIUSTA RIPARTIZIONE DEI FONDI EUROPEI

Con questo manifesto promosso da A.I.M (Alleanza Istituti meridionalisti), tutti gli Enti e persone firmatarie chiedono di modificare quanto annunciato dal Governo italiano per la ripartizione, nell’ambito di sette anni, dei fondi NGE alias Recovery fund (209 miliardi di euro di cui 81,4 come sussidi – granting, il resto come prestiti), deliberati dall’Europa e di cui al PNRR (Piano Nazionale Resilienza e Ripresa).

Questo manifesto sarà inoltrato anche a livello degli organi istituzionali europei.

Contrariamente alle indicazioni europee, il paradosso della prospettata ripartizione dei fondi europei per la fuoriuscita dalla crisi generata dalla pandemia COVID-19 prevede che alla parte più ricca, più infrastrutturata, più industrializzata del Paese vadano più fondi, mentre alla parte meno sviluppata, il Sud, e con una forte emorragia soprattutto dei giovani, vada il 34% (circa 63 miliardi di euro).

Contrariamente ai principi europei (oltre che del buon padre di famiglia a cui ogni amministratore pubblico dovrebbe attenersi), il Governo italiano indica come criterio di ripartizione solo la popolazione, senza alcuna valutazione dei ritardi storici accumulati, dei bisogni, delle diseconomie e dei diritti di pari cittadinanza garantiti dalla Costituzione. Si continua così a perseguire un modello di sviluppo antiquato, quello della locomotiva del Nord o dello sviluppo per gocciolamento o tracimazione, che ha dimostrato ormai di essere sorpassato, come dimostrato dell’incremento del divario di sviluppo Nord-Sud, nonché dalla perdita di competitività del Paese negli ultimi venti anni e più, certamente non ascrivibile solo al Sud sottosviluppato.

I parametri di assegnazione, definiti a livello europeo (reddito pro capite, disoccupazione negli ultimi cinque anni, popolazione) assegnano invece al Sud almeno il 65% (circa 135 miliardi) dei fondi.

Non è comprensibile per quale motivo la ripartizione adottata dal Governo italiano non debba essere allineata e coerente con il principio europeo della coesione che riguarda le regioni in ritardo di sviluppo (ex-obiettivo 1) e che fissa al 70% il riparto dei fondi strutturali.

Il Governo italiano inoltre non tiene conto neanche del necessario ristoro rispetto al 34% della spesa promessa nell’ultimo triennio per investimenti pubblici e non mantenuta. Infatti l’obiettivo del 34% si è attestato al massimo a una media inferiore al 20%.

I criteri deliberati in Europa, il principio sulle logiche delle Regioni in ritardo di sviluppo, il ristoro della parte non spesa del 34%, mai investito dallo Stato italiano a Sud, portano, tutti, a confermare una percentuale di ben oltre il 60%.

L’assegnazione di tale percentuale di spesa non è solo dovuta, ma va ulteriormente implementata a compensazione del più basso ritorno degli investimenti al Sud utilizzando soprattutto i fondi di tipo sussidi-granting. Pesano sul Sud gli investimenti mancati certamente non solo per responsabilità del Sud, ma dello Stato che ha omesso di investire nel Mezzogiorno in infrastrutture, logistica, digitalizzazione, università e ricerca.

Ci sono tutti gli elementi affinché le Regioni meridionali avviino azioni a livello nazionale ed europeo per correggere il palese strabismo del Governo italiano nella distribuzione dei fondi che non risulta assolutamente in linea con la determinazione europea. In ogni caso, se dovesse rimanere la ripartizione attuale del 34%, il Governo italiano deve spiegare al Sud e all’Europa come i fondi dati al Nord ridurranno i parametri negativi del Sud che sono stati utilizzati per ottenere i fondi. La distribuzione prevista fra le varie destinazioni va rivista non solo per insufficienza di motivazione, ma anche per assicurare il massimo moltiplicatore possibile degli investimenti che saranno realizzati e che al Sud è da considerarsi per motivi oggettivi, ampiamente più elevato!

Sarebbe ora che le Regioni meridionali, si alleassero e mostrassero coesione in difesa dei sacrosanti diritti del Sud.

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