FELTRI POLEMIZZA CON I MERIDIONALI MA NON LI CONOSCE
IO E IL SUD
(come i meridionali hanno cambiato la loro storia)
di Antonio Suraci
Quando Garibaldi entrò a Marsala, il mondo del Sud iniziava a trasformarsi in unica nazione dentro un Regno che non era suo; si trasformò in un’oasi di miseria sociale ed economica dopo la vittoria della monarchia dei Savoia.
Fu una vittoria di Garibaldi o dei Savoia?
No, fu una vittoria che non aveva la caratteristica per trasformare l’Italia in un’unica nazione.
Il Sud diventò il lascito economico del Settentrione per i pochi meridionali che decisero di assuefarsi ad una logica di potere destinato a far capire all’Europa che il regno d’Italia era una nazione sotto il comando dei Savoia.
Eppure Garibaldi, prima di Teano, conosceva il Sud, poteva capire come i meridionali non fossero vicini alla monarchia di Torino e che le loro industrie avevano, più del Nord, un mercato internazionale e che avrebbero potuto, nel tempo, giungere ad una economia ben più strutturata di quella oggi.
Sono passati 160 anni dall’impresa di Garibaldi eppure il Sud è rimasto con la stessa miseria che il prode Comandante trovò.
La storia del Sud dovrà essere aggiornata. La domanda è la stessa di allora? La colpa fu solo di pochi ?
Chi scrive è un’italiano, non per i Savoia, ma per cultura e in questo dobbiamo dire che alcune cose nella nostra storia ancora non funzionano per una maldestra politica che arriva a noi da un percorso completamente diverso da allora.
Sono italiano da Milano a Reggio Calabria, vivendo a Roma, e dalle mie famiglie che avevano gusti diversi e affetti diversi, come la storia ci insegna.
Nell’essere italiano ho sposato l’ideale repubblicano e da questa sintesi credo che occorra ripercorrere le storia del Sud, non contro i Savoia, ma attraverso i potenti del Sud che si sono messi al servizio della Casa regnante. Quindi i problemi riguardano il Sud, sapendo che chi vince vuole le cose derivanti dall’amministrazione comunale al Parlamento.
Furono i Savoia a creare un’arretratezza del Sud?
No, furono i meridionali ad accettare le ‘regalie’ monarchiche che avrebbero fatto per diventare italiano il Sud.
Dopo 160 anni i treni si fermano a Napoli, ma non è la Napoli borbonica, è una Napoli che cerca di essere se stessa nella cultura, ma purtroppo una Napoli che vive ancora dello sconquasso apportato dalla monarchia, dalla guerra e dalla Repubblica senza riuscire a rimanere se stessa, sebbene da Verga a De Filippo o a Sciascia, il Sud, conquistò la cultura italiana.
Oggi abbiamo una rete autostradale che arriva in Puglia e a Reggio Calabria, oppure una autostrada tra Napoli e Bari. Il resto è uno sconquasso tra strade e infrastrutture, ospedali e scuola ecc., e con una un’economia distrastrata che chiede ai giovani di andare oltre: tra il Nord e l’estero.
Questa non è una Repubblica, è un mondo a se: da questo occorre ripartire per analizzare le nostre politiche al Parlamento e la cultura in questi 160 anni.
Lasciamo Feltri alle sua elucrubazioni, tanto non è in grado di capire l’Italia e veniamo a noi!
“… Il Sud era ridotto a mercato coloniale delle industrie settentrionali, nell’interesse degli industriali del Nord e dei latifondisti del Sud, alleati in un blocco politico-sociale conservatore e protezionista (fino al 1900). Il Mezzogiorno e la politica meridionalistica si trovano in una condizione simultanea di trasformazione e di travaglio che, malgrado i notevoli progressi compiuti, mantiene le regioni meridionali in uno stato generale di «inferiorità» analogo, benché mutato nei termini, a quello che aveva suscitato oltre un secolo fa la questione meridionale…”
Nell’ambito del pensiero meridionalista comparvero nomi nuovi : G. Fortunato, F.S. Nitti, A. De Viti, De Marco, G. Salvemini, L. Einaudi sostennero che tra Ottocento e Novecento esistevano due Italie, geografiche, economiche, sociali, che procedevano a velocità diverse (fino al 1945)… La politica di intervento straordinario (Cassa del Mezzogiorno) si concluse senza annullare il divario Nord-Sud e la sua liquidazione sancì una crisi gravissima del meridionalismo e per alcuni anni una scomparsa della questione meridionale dall’agenda politica del Paese. Ciò avvenne per una serie di ragioni che il meridionalismo di vari orientamenti (P. Saraceno, U. La Malfa, F. Compagna, G. Cingari, G. Galasso e altri) ha ripetutamente messo in luce.
“Crisi petrolifera, assenza di un’efficace programmazione a causa della scelta delle forze politiche e sindacali di non attuare una rigida politica dei redditi e di contenimento dei consumi, uniformità dei livelli salariali tra Nord e Sud che scoraggiava gli investimenti, insufficienza delle classi dirigenti regionali di fronte alla prova dell’autonomia, crescita della malavita organizzata, uso clientelare di parte cospicua delle risorse destinate al Mezzogiorno (fino ad oggi)”.
Queste ultime sono il travaglio dei meridionali.
E’ colpa del Nord o appartengono al Sud?
Anche in questo caso appartengono a tutti: i meridionali creano malevitosamente il denaro e il Nord se ne avvantaggia.
Come vedete la storia si ripete.
I giovani vanno via, sono i migliori studenti del mondo e non tornano al Sud.
Questa è la grande storia del Sud: dall’immigrazione ai giovani che vanno via.
Alla fine il Sud, come l’Italia, deve trovare politici non corrotti e riscrivere la storia in una ‘democrazia vera’ da quella che sino ad oggi hanno vissuto. Feltri e molti altri non conoscono il Sud e i meridionali, i quali devono capire che appartengono ad una grande storia, dall’architettura alla cultura, che nessuno può disconoscere.
Questo è il vantaggio dei meridionali: essere testimoni di un grande passato, anche se la storia ufficiale insegna ai giovani una cosa diversa.