PORTARE L’ITALIA FUORI DAL TUNNEL

RIPRESA: ADOTTIAMO IL MODELLO GENOVA PER LA RICOSTRUZIONE DEL PONTE MORANDI

Post di Giuseppe Gambioli
Ormai sembra chiaro a tutti che la situazione sociale ed economica è difficilissima e non si può superare da soli come avevano ipotizzato più volte i sovranisti e in una boutade poco felice anche il presidente del Consiglio Conte, quando aveva dato 10 giorni all’Ue altrimenti l’Italia avrebbe fatto da sola (sic!).

L’Italia beneficia di un progetto imponente dell’Ue con aiuti di 540 miliardi da giugno e a breve altri 1.500 miliardi (Recovery Plan), di cui 200 miliardi per l’Italia in parte prestiti e in parte trasferimenti a fondo perduto, inoltre c’è il forte supporto della Bce che sta acquistando i nostri titoli pubblici bloccando le speculazioni. L’Europa c’è, il cigno nero del Covid-19 sarà sconfitto e anche l’Italia si spera sappia sfruttare questa grande opportunità mettendo da parte la demagogia, le posizioni pretestuose, come è accaduto con il MES.

Ma rimane un problema grosso come un macigno ed è quello di cosa potremo fare realmente, non tanto per la mancanza di finanziamenti come si può ben capire ma per colpa della nostra incapacità di spendere bene e subito dato che abbiamo da decenni una burocrazia che ammazza l’Amministrazione pubblica e anche quella privata.

Lo vediamo anche ora con i 25 mila euro per le imprese, garantiti al 100% dallo Stato con il Decreto Liquidità, come reagisce il sistema bancario. Ogni istituto si comporta in modo diverso e permangono i meccanismi burocratici (si chiede fino a 12 adempimenti e sette documenti) anche in questa urgentissima e semplice operazione, super garantita e teoricamente priva di istruttoria. I sindacati si sono rivolti alla ministra dell’Interno Lamorgese per i ritardi organizzativi in alcuni istituti e il verificarsi di tensioni ed episodi di violenza verso gli addetti mentre le associazioni di categoria assistono i richiedenti nella compilazione della richiesta. Una babele assurda con perdita di tempo di energia e di denaro quando si poteva versare direttamente le 25 mila euro sul conto corrente e procedere ai controlli dopo.

Ecco il nostro vero problema. Una burocrazia asfissiante che paralizza il Paese.

La stima delle perdite per le aziende si aggira a 55 miliardi all’anno per le lungaggini e i rapporti tediosi con la pubblica amministrazione.
Siamo quel Paese che a distanza di tre anni dal terremoto del Centro Italia, su 2,16 miliardi investiti ad oggi, ha speso poco più di 60 milioni. Una vera miseria se paragonata ai danni e ai disagi socio economici in cui si trovano i terremotati. Una situazione di inedia che si trasmette anche ai privati, con cantieri non aperti, domande presentate in ritardo e le più ancora in istruttoria negli uffici con funzionari restii a firmare, bloccati dalla paura di andare sotto processo in caso di contestazione.

Siamo quel Paese che non riesce a spendere i Fondi Strutturali e di investimento europei rimandando più volte i soldi indietro e sarebbe accaduto anche per quelli stanziati per il 2014-2020 se non ci fosse stata una deroga ad utilizzarli per l’emergenza Covid-19. Ursula von der Leyen, intervistata dal Tg1, ha detto che l’Italia «avrebbe dovuto restituire alla Ue 11 miliardi di fondi strutturali: abbiamo deciso invece di lasciarveli, per spenderli dove saranno più utili».

Al posto di sbraitare contro l’Ue che è lenta, matrigna, nemica, che non aiuta i popoli addossandole tutti i nostri problemi sarebbe opportuno fare un esame di verità e smetterla con la demagogia, con il sovranismo illusorio. L’Italia davanti alla crisi economica ha bisogno di alleanze europee, della Bce, di un Fondo comunitario per la ripresa e non certo di sparate senza senso.

Ma questo non basterà se non riusciamo a fare un’autoanalisi delle cose che non vanno nel nostro Paese e il sistema imploderebbe sotto il carico dell’urgenza.
Dal codice degli appalti che dovrà essere semplificato il più possibile replicando, almeno nella prima fase, il modello Genova per la ricostruzione del Ponte Morandi, in deroga a tutte le normative nazionali e direttive europee sugli appalti, come è urgente una vera riforma della magistratura, della lotta all’evasione fiscale e alla malavita organizzata.

Come nella fase post-bellica, l’Italia trovò un clima politico unitario per risollevarsi, allo stesso modo oggi la politica deve essere in grado di guardare al futuro con un progetto urgente di riscrittura delle regole semplificando e sburocratizzando la macchina amministrativa e non solo.

Il rischio di eventuali infiltrazioni criminali, di gestione neoclientelare anche se fondate, in una vera democrazia non potranno essere un alibi per non riportare l’Italia alla trasparenza, alla speditezza delle procedure e al rafforzamento della capacità produttiva, badando alla qualità degli investimenti, all’efficienza e alla redditività della produzione evitando danni e spese emergenziali per mancanza di prevenzione o spese futili, tanto per non perdere i fondi europei, per mancanza di una adegata progettazione.

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